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undecimo 243


80
     Olimpia Oberto si pigliò per moglie,
e di contessa la fe’ gran regina.
Ma ritorniamo al paladin che scioglie
nel mar le vele, e notte e dí camina;
poi nel medesmo porto le raccoglie,
donde pria le spiegò ne la marina:
e sul suo Brigliadoro armato salse,
e lasciò dietro i venti e l’onde salse.

81
     Credo che ’l resto di quel verno cose
facesse degne di tenerne conto;
ma fur sin a quel tempo sí nascose,
che non è colpa mia s’or non le conto;
perché Orlando a far l’opre virtuose,
piú che a narrarle poi, sempre era pronto:
né mai fu alcun de li suoi fatti espresso,
se non quando ebbe i testimonii appresso.

82
     Passò il resto del verno cosí cheto,
che di lui non si seppe cosa vera:
ma poi che ’l sol ne l’animal discreto
che portò Friso, illuminò la sfera,
e Zefiro tornò soave e lieto
a rimenar la dolce primavera;
d’Orlando usciron le mirabil pruove
coi vaghi fiori e con l’erbette nuove.

83
     Di piano in monte, e di campagna in lido,
pien di travaglio e di dolor ne gía;
quando all’entrar d’un bosco, un lungo grido,
un alto duol l’orecchie gli fería.
Spinge il cavallo, e piglia il brando fido,
e donde viene il suon, ratto s’invia:
ma diferisco un’altra volta a dire
quel che seguí, se mi vorrete udire.