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undecimo 229


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     Italia e Francia e tutte l’altre bande
del mondo han poi la crudele arte appresa.
Alcuno il bronzo in cave forme spande,
che liquefatto ha la fornace accesa;
bugia altri il ferro; e chi picciol, chi grande
il vaso forma, che piú e meno pesa:
e qual bombarda e qual nomina scoppio,
qual semplice cannon, qual cannon doppio;

25
     qual sagra, qual falcon, qual colubrina
sento nomar, come al suo autor piú agrada;
che ’l ferro spezza, e i marmi apre e ruina,
e ovunque passa si fa dar la strada.
Rendi, miser soldato, alla fucina
pur tutte l’arme c’hai, fin alla spada;
e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi;
che senza, io so, non toccherai stipendi.

26
     Come trovasti, o scelerata e brutta
invenzïon, mai loco in uman core?
Per te la militar gloria è distrutta,
per te il mestier de l’arme è senza onore;
per te è il valore e la virtú ridutta,
che spesso par del buono il rio migliore:
non piú la gagliardia, non piú l’ardire
per te può in campo al paragon venire.

27
     Per te son giti et anderan sotterra
tanti signori e cavallieri tanti,
prima che sia finita questa guerra,
che ’l mondo, ma piú Italia ha messo in pianti;
che s’io v’ho detto, il detto mio non erra,
che ben fu il piú crudele e il piú di quanti
mai furo al mondo ingegni empii e maligni,
ch’imaginò sí abominosi ordigni.