Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/230

224 canto


4
     Questo è l’annel ch’ella portò giá in Francia
la prima volta che fe’ quel camino
col fratel suo, che v’arrecò la lancia,
la qual fu poi d’Astolfo paladino.
Con questo fe’ gl’incanti uscire in ciancia
di Malagigi al petron di Merlino;
con questo Orlando et altri una matina
tolse di servitú di Dragontina;

5
     con questo uscí invisibil de la torre
dove l’avea richiusa un vecchio rio.
A che voglio io tutte sue prove accôrre,
se le sapete voi cosí come io?
Brunel sin nel giron lei venne a tôrre;
ch’Agramante d’averlo ebbe disio.
Da indi in qua sempre Fortuna a sdegno
ebbe costei, fin che le tolse il regno.

6
     Or che sel vede, come ho detto, in mano,
sí di stupore e d’allegrezza è piena,
che quasi dubbia di sognarsi invano,
agli occhi, alla man sua dá fede a pena.
Del dito se lo leva, e a mano a mano
sel chiude in bocca: e in men che non balena,
cosí dagli occhi di Ruggier si cela,
come fa il sol quando la nube il vela.

7
     Ruggier pur d’ogn’intorno riguardava,
e s’aggirava a cerco come un matto;
ma poi che de l’annel si ricordava,
scornato vi rimase e stupefatto:
e la sua inavvertenza bestemiava,
e la donna accusava di quello atto
ingrato e discortese, che renduto
in ricompensa gli era del suo aiuto.