Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/22

16 canto


60
     Ecco pel bosco un cavallier venire,
il cui sembiante è d’uom gagliardo e fiero:
candido come nieve è il suo vestire,
un bianco pennoncello ha per cimiero.
Re Sacripante, che non può patire
che quel con l’importuno suo sentiero
gli abbia interrotto il gran piacer ch’avea,
con vista il guarda disdegnosa e rea.

61
     Come è piú presso, lo sfida a battaglia;
che crede ben fargli votar l’arcione.
Quel che di lui non stimo giá che vaglia
un grano meno, e ne fa paragone,
l’orgogliose minaccie a mezzo taglia,
sprona a un tempo, e la lancia in resta pone.
Sacripante ritorna con tempesta,
e corronsi a ferir testa per testa.

61
     Non si vanno i leoni o i tori in salto
a dar di petto, ad accozzar sí crudi,
sí come i duo guerrieri al fiero assalto,
che parimente si passâr gli scudi.
Fe’ lo scontro tremar dal basso all’alto
l’erbose valli insino ai poggi ignudi;
e ben giovò che fur buoni e perfetti
gli osberghi sí, che lor salvaro i petti.

63
     Giá non fêro i cavalli un correr torto,
anzi cozzaro a guisa di montoni:
quel del guerrier pagan morí di corto,
ch’era vivendo in numero de’ buoni;
quell’altro cadde ancor, ma fu risorto
tosto ch’al fianco si sentí gli sproni.
Quel del re saracin restò disteso
adosso al suo signor con tutto il peso.