Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/207


decimo 201


28
     Uomo non veggio qui, non ci veggio opra
donde io possa stimar ch’uomo qui sia;
nave non veggio, a cui salendo sopra,
speri allo scampo mio ritrovar via.
Di disagio morrò; né che mi cuopra
gli occhi sará, né chi sepolcro dia,
se forse in ventre lor non me lo dánno
i lupi, ohimè, ch’in queste selve stanno.

29
     Io sto in sospetto, e giá di veder parmi
di questi boschi orsi o leoni uscire,
o tigri o fiere tal, che natura armi
d’aguzzi denti e d’ugne da ferire.
Ma quai fere crudel potriano farmi,
fera crudel, peggio di te morire?
darmi una morte, so, lor parrá assai;
e tu di mille, ohimè, morir mi fai.

30
     Ma presupongo ancor ch’or ora arrivi
nochier che per pietá di qui mi porti;
e cosí lupi, orsi, leoni schivi,
strazi, disagi et altre orribil morti:
mi porterá forse in Olanda, s’ivi
per te si guardan le fortezze e i porti?
mi porterá alla terra ove son nata,
se tu con fraude giá me l’hai levata?

31
     Tu m’hai lo stato mio, sotto pretesto
di parentado e d’amicizia, tolto.
Ben fosti a porvi le tue genti presto,
per aver il dominio a te rivolto.
Tornerò in Fiandra? ove ho venduto il resto
di che io vivea, ben che non fossi molto,
per sovenirti e di prigione trarte.
Mischina! dove andrò? non so in qual parte.