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quinto 103


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     Sta Polinesso con la faccia mesta,
col cor tremante e con pallida guancia;
e al terzo suon mette la lancia in resta.
Cosí Rinaldo inverso lui si lancia,
che disïoso di finir la festa,
mira a passargli il petto con la lancia:
né discorde al disir seguí l’effetto;
che mezza l’asta gli cacciò nel petto.

89
     Fisso nel tronco lo transporta in terra,
lontan dal suo destrier piú di sei braccia.
Rinaldo smonta subito, e gli afferra
l’elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:
ma quel, che non può far piú troppa guerra,
gli domanda mercé con umil faccia,
e gli confessa, udendo il re e la corte,
la fraude sua che l’ha condutto a morte.

90
     Non finí il tutto, e in mezzo la parola
e la voce e la vita l’abandona.
Il re, che liberata la figliuola
vede da morte e da fama non buona,
piú s’allegra, gioisce e raconsola,
che, s’avendo perduta la corona,
ripor se la vedesse allora allora;
sí che Rinaldo unicamente onora.

91
     E poi ch’al trar de l’elmo conosciuto
l’ebbe, perch’altre volte l’avea visto,
levò le mani a Dio, che d’un aiuto
come era quel, gli avea sí ben provisto.
Quell’altro cavallier che, sconosciuto,
soccorso avea Ginevra al caso tristo,
et armato per lei s’era condutto,
stato da parte era a vedere il tutto.