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iv - capitoli 85

     Vostre imprese cosí tutte sian liete,
come è ben ver ch’ella talor v’ha punto,
né sano forse ancora oggi ne séte.
     Sapete, dunque, s’avria mal assunto
35chi negasse seguir quel ch’egli accenna,
quando n’ha sotto il giogo il collo aggiunto;
     se per spronar o caricar d’antenna
si può fuggir, o con cavallo o nave,
che non ne giunga in un spiegar di penna.
     40Tal fallo poi di punizion sí grave
punisce, oimè! che ardisco dir che morte
verso quella a patir seria soave.
     Questo tiran non men crudel che forte,
ch’anco mai perdonar non seppe offesa,
45né lascia entrar pietá ne la sua corte;
     perché mille fiate e piú contesa
m’avea la lunga via, che sí m’absenta
da quella luce in c’ho l’anima accesa,
     de l’inobedienza or mi tormenta
50con cosí gravi e sí pensosi affanni,
che questa febre è il minor mal ch’io senta.
     Lasso! chi sa ch’io non sia al fin degli anni,
chi sa ch’avida Morte or non mi tenda
le reti qui d’intorno in che m’appanni!
     55Ah! chi serà nel ciel che mi difenda
da questa insidiosa, a cui per voto
un inno poi di mille versi renda?
     e nel suo tempio a tutto il mondo noto
in tavola il miracolo rimanga,
60come sia per lui salvo il suo divoto?
     Che, se qui moro, non ho chi mi pianga,
qui sorelle non ho, non ho qui matre
che sopra il corpo gridi e ’l capei franga,
     né quattro frati miei, che con vesti atre
65m’accompagnino al lapide che l’ossa
devria chiuder del figlio a lato il patre.