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64 iv - capitoli

     per l’ultimo d’april l’arme espedisca,
ché ’l cavallier che la pugna domanda,
non vuol ch’oltra quel dí si difinisca.
     — Come è costui nomato che ti manda? —
35domandò il re all’araldo; e quel rispose
ch’avea nome Aramon di Nerbolanda.
     Gli spessi assalti e l’altre virtuose
opere d’Aramon erano molto
in l’uno e in l’altro essercito famose;
     40sí ch’a quel nome impalidir il volto
alla piú parte si notò del stuolo,
che presso per udir s’era raccolto.
     Indi levossi per le squadre a volo
e andò il tumulto, com’avesse insieme
45tanta gente impaurito un omo solo;
     non altrimenti il mar, se da l’estreme
parte di tramontana ode che ’l tuono
faccia il ciel rissonar, murmura e freme.
     Quivi gente di Spagna, quivi sono
50d’Italia, d’Alemagna; quivi è alcuno
bon guerrier piú al morir ch’al fuggir prono.
     Al conspetto del re si ritruova uno
giovenetto animoso, agil e forte,
costumato e gentil sopra ciascuno.
     55Generoso di sangue e in bona sorte
produtto al mondo; e non passava un mese,
che venuto d’Italia era alla corte.
     Di cinque alme cittadi e del paese
ch’Adice, Po, Veterno e Gabel riga,
60Niccia, Scoltena, il padre era marchese.
     Obizzo era il suo nome; ad ogni briga
di forza atto e d’ardir; e un sí feroce
né questa avea né la contraria liga.
     Costui supplica al re con braccia in croce
65che gli lassi provar s’a quel superbo
può far cader cosí orgogliosa voce.