per l’ultimo d’april l’arme espedisca,
ché ’l cavallier che la pugna domanda,
non vuol ch’oltra quel dí si difinisca.
— Come è costui nomato che ti manda? — 35domandò il re all’araldo; e quel rispose
ch’avea nome Aramon di Nerbolanda.
Gli spessi assalti e l’altre virtuose
opere d’Aramon erano molto
in l’uno e in l’altro essercito famose; 40sí ch’a quel nome impalidir il volto
alla piú parte si notò del stuolo,
che presso per udir s’era raccolto.
Indi levossi per le squadre a volo
e andò il tumulto, com’avesse insieme 45tanta gente impaurito un omo solo;
non altrimenti il mar, se da l’estreme
parte di tramontana ode che ’l tuono
faccia il ciel rissonar, murmura e freme.
Quivi gente di Spagna, quivi sono 50d’Italia, d’Alemagna; quivi è alcuno
bon guerrier piú al morir ch’al fuggir prono.
Al conspetto del re si ritruova uno
giovenetto animoso, agil e forte,
costumato e gentil sopra ciascuno. 55Generoso di sangue e in bona sorte
produtto al mondo; e non passava un mese,
che venuto d’Italia era alla corte.
Di cinque alme cittadi e del paese
ch’Adice, Po, Veterno e Gabel riga, 60Niccia, Scoltena, il padre era marchese.
Obizzo era il suo nome; ad ogni briga
di forza atto e d’ardir; e un sí feroce
né questa avea né la contraria liga.
Costui supplica al re con braccia in croce 65che gli lassi provar s’a quel superbo
può far cader cosí orgogliosa voce.