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ii - sonetti 39

XXIV

Eterno sará il tormento che gli infligge Amore?

     O messaggi del cor sospiri ardenti,
o lacrime che ’l giorno io celo a pena,
o prieghi sparsi in non feconda arena,
4o del mio ingiusto mal giusti lamenti;
     o sempre in un voler pensieri intenti,
o desir che ragion mai non rafrena,
o speranze ch’Amor drieto si mena,
8quando a gran salti e quando a passi lenti;
     sará che cessi o che s’alenti mai
vostro lungo travaglio e ’l mio martíre,
11o pur fia l’uno e l’altro insieme eterno?
     Che fia non so, ma ben chiaro discerno
che mio poco consiglio e troppo ardire
14soli posso incolpar ch’io viva in guai.

XXV

Mirabili le bellezze di lei, piú mirabile la sua fede.

     Madonna, sète bella e bella tanto,
ch’io non veggio di voi cosa piú bella;
miri la fronte o l’una e l’altra stella,
4che mi scorgon la via col lume santo;
     miri la bocca, a cui sola do vanto,
che dolce ha il riso e dolce ha la favella,
e l’aureo crine, ond’Amor fece quella
8rete che mi fu tesa d’ogni canto;
     o di terso alabastro il collo e il seno,
o braccia o mano, e quanto finalmente
11di voi si mira, e quanto se ne crede,
     tutto è mirabil certo; nondimeno
non starò ch’io non dica arditamente
14che piú mirabil molto è la mia fede.