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mettendo: «Mando ancora li due sonetti antichi che mi dimenticai di trascrivere nell’ultima mia».
È il son. xl (c. 143 a) con la dichiarazione Lod.co Ariosto.
V3 - Cod. marc. lat. xii, 176; sec. xvi, cart. 105; in 4°, di provenienza Giacomo Morelli 285. Carmina et orationes variorum; nel frontespizio: Carmina et orationes clarorum virorum ac alla quaedam M. Antonii Amalthei autographum an. MDLVI in oppido Portus Naonis absolutum.
A c. 40 b il car. lxv, con questa intestazione Ludovici Ariosti ferrarien., celeberrimi poetae Epitaphium ab eo conditum, post sepultos manes Magnifici Domini de Piscaria.
Vaga notizia si ha di altri testi a penna con poesie dell’Ariosto: taluno può darsi sia da ricercare nei codici giá descritti, coi quali potrebbe essere stato confuso. Qui giova un semplice ricordo:
I. La raccoltina che Marco Pio inviò a Guidobaldo della Rovere (v. l’Introduzione (pp. 5-6) e piú ampiamente nel mio articolo Per un’edizione critica delle «Rime» di L. A., pp. 5-6, estratto dalla Rassegna critica della letterat. ital., xv, 1910).
II. Le «Rime non piú stampate», per le quali il Giolito ottenne dal Senato veneziano nel 1550 un privilegio di stampa (v. Introduzione, pp. 31-33).
III. L’originale delle Rime posseduto, secondo il Mazzuchelli (i, 1082), da Girolamo Baruffaldi, se pur il Mazzuchelli non intese alludere, cadendo in errore perché non sono originali, ai mss. V1 e V2.
IV. Le liriche inedite che il Quadrio (ii, 225) asseriva trovarsi presso lo stesso Baruffaldi, le quali però potrebbero essere le rime di V3, che appartennero al dotto ferrarese prima che fossero edite dal Barotti.
V. Il ms. ricordato dai fogli a mano allegati ad una copia delle Rime del 1552, cioè a B1.
VI. Le carte di mons. Ludovico Beccadelli, onde il Baruffaldi iunior trasse le liriche da lui edite nella Vita di L. Ariosto, che in parte potrebbero essere quelle che trovansi in B2, in parte nel seguente vii.
VII. Il ms. con poesie burlesche ricordato da A. Zeno, che qualcuno identifica con F3, carta v, o con V2; ma con poco fon-