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parallelo al primo, il son. xxvii1. Questi due sonetti, assegnati all’Ariosto anche dal Porro nell’Indice del Catalogo, paiono provenienti da un ins. di Alessandro Padoani, che comprendeva xxi sonetti di Gaspara Stampa, alcuni di G. Veritá, del Navagero, una lettera del Veritá in data 1553, alcune lettere di Francesco Melchiorri, sonetti del Varchi, ecc. Di tutto il codice non sono rimasti se non i frammenti componenti questo fascicolo, scritto assai scorrettamente, a quanto sembra, da un servitore dello stesso Melchiorri, il quale, trascrivendo poesie o lettere passategli dal padrone, ricopiò anche i due sonetti dell’Ariosto.

Biblioteca Universitaria di Bologna

U1 - Cod. 828 (1250), miscellanea di rime cinquecentesche, in 4°, di varie mani, del sec. xvi (Mazzatinti-Sorbelli, Inventari, xxi, pp. 9 sgg.).

Sotto il nome di N. Amanioí il mad. viii (c. 62 b) e lo stesso, ma sotto la indicazione «Canzone di Nicolò Amanio», a c. 161; col nome dell’Ariosto il mad. ii (c. 185). A c. 215 a senza distacco tra l’uno e l’altro e dopo la dichiarazione Perugia a Papa Pavolo, preposta a certe ottave (Saggio et almo Signor, io son colei), il son. vii (c. 219 a) e il son. iv (c. 220 a). Parrebbe che la didascalia Perugia ecc. dovesse riferirsi a tutto il gruppo; ma non è cosí, ché i sonetti sono indubbiamente dell’Ariosto.

U2 - Cod. lat. 254 (400), del sec. xvi.

A c. 8 a l’Epi. Fran. Gerbinati Lud.ci Ariosti, cioè il car. lxi, e a c. 8 b l’Epi. Hercu. Strozzae Eiusdem, cioè il car. lx.

Biblioteca Marciana (Venezia)

V1 - Ms. segn. it. xi, 66; cart., probabilmente dei primi decenni del sec. xvi, proveniente da A. Zeno, con rime dei secc. xiv, xv, xvi, di cc. 383 num. Zibaldone di documenti letterari e storici, messo a profitto dagli studiosi numerose volte.

Tra i tanti documenti, a c. 287 a, sotto l’intestazione M.r Lodovico Ariosto da Ferrara, i capp. xxii; (c. 287 b) xxv; (288 a) xxiv; (288 b) xxvi; a c. 324 b con la dicitura Capit. del Arioste (sic) si ripete il cap. xxii.

V2 - Ms. segn. ital. x, 74. Zibaldone dello Zeno.

In una lettera del 15 agosto 1708, da Ferrara, Girolamo Baruffaldi trascrisse allo Zeno due sonetti, uno del Pistoia, l’altro dell’Ariosto, pre-