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314 appendice seconda

3
     Io mi credea per certo che dovesse
durar sino alla morte l’amor nostro,
per quel che giá voi mi avevate spesse
volte promesso e a piú d’un segno mostro.
Ora m’accorgo senza cause espresse
ch’altrove avete volto il pensier vostro,
volta la fè, qual sempre osservar soglio,
o siami Amor benigno, o m’usi orgoglio.
4
     Posso, ben lasso, ne dir che sia vero
ch’amor di donna poco tempo dura,
che muova facilmente il lor pensiero,
e de la data fè poco hanno cura.
Le mie favole di mostrarvi spero,
per sin che il corpo in vita e l’alma dura,
che non furono mai sií di fè vuote,
o me fortuna in alto o in basso ruote.
5
     Tocca, Amor, col stral d’oro il duro core
col qual toccasti il mio debole e infermo,
che mille volte il dí renasce e more,
e rompa il giaccio duro, acciò piú schermo
non faccin le fiamelle, o sia l’ardore
di tua possanza, come suol, piú fermo;
e fra le grazie, qual io aver soglio,
immobil son di vera fede un scoglio.
6
     Non merta l’amor mio, mia pura fede,
ch’io ho alzato di costei l’inclito nome,
riportar aspro premio, empia mercede,
per cui s’accrescon le dogliose some.
E forte come il pin, s’al vento siede,
che rinovato ha piú di cento chiome,
son stato in mar scoglio che non si scuote,
che d’ogni intorno il vento e il mar percuote.