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liriche apocrife | 305 |
IV
[Amanio]
Riso di bella donna.
Un bell’aurato velo all’aurea testa
Madonna in sí bei nodi ravolgea
ch’Amor lá dentro ascoso si vedea
far di molte alme assai trionfo e festa.
O in che dolci acoglienze altera e onesta,
volgendo gli ochi onde ogni cosa ardea,
Amore, il mondo e se stessa vincea
mostrandosi ver’ me pietosa e mesta!
Ed ecco un suspir mio spirando fòra
sciolse il vel dal crin d’oro e dal bel viso
come ne scovre il ciel la bella aurora;
ella co’ capei sparsi aperse un riso,
beltá del ciel, ché chi la vidde allora
può dir che vidde aprirsi il Paradiso.
V
[Bembo]
Sono questi gli occhi che.
Son questi que’ begli occhi in cui mirando
senza difesa far perdei me stesso?
È questo quel bel ciglio, a cui si spesso
in van del mio languir mercé dimando?
Son queste quelle chiome, che legando
vanno il mio cor sí ch’ei ne more espresso?
O volto, che mi stai ne l’alma impresso,
perch’io viva da me mai sempre in bando;
parmi veder ne la tua fronte Amore
tener suo maggior seggio, e d’una parte
volar speme e piacer, tèma e dolore.
Da l’altra, quasi stelle in ciel consparte,
quinci e quindi apparir senno e valore,
bellezza e leggiadria, natura ed arte.