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292 appendice seconda

     Sacri colli, aere sacro, alte ruine,
sacrati sassi, e voi, vie sacre antiche,
s’aveste, come giá, le stelle amiche,
uopo non v’era di temer tal fine;
90che non arian quell’anime divine
che ’n voi nascean, cosí squarciato il manto
de la donna, che tanto
con martir s’inalzò, con sí bel sangue;
di quella donna, cui d’intorno langue
95senza pastura il gregge, e ad altre belve,
— Sol, tu nol vuoi veder — han dato in preda
la bella vigna e le campagne e l’erbe;
campagne aride, e selve
di fieri lupi — or chi fia mai chi ’l creda? —
100fier aspri lupi, ché de le superbe
scellerate crudel false vostre opre
fuggito è ’l sol, o eterna notte il copre.

III

Nessun pastore fu mai piú felice di lui che si culla dolcemente
nell’amore della sua Ginevra.

     Quando ’l dì parte e l’ombra il mondo copre
e gli uomini e le fere,
per l’alte selve e tra le chiuse mura,
le loro asprezze piú crudeli e fere
5scordan, vinti dal sonno, e le lor opre;
quando la notte è piú queta e secura;
allor l’accorta e bella
mia vaga pastorella
alla gelosa sua madre sì fura,
10e dietro alti orti di Mopso soletta
a piè d’un lauro corcasi, e m’aspetta.

     Ed io, che tant’a me stesso son caro
quando a lei son vicino,
la rimiro ed in braccio le soggiorno,
15non prima da l’ovil torce il camino