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288 appendice seconda

e dai celesti lumi
pendeno i suoi costumi;
tal che, scesa qua giú dal Paradiso,
25a tempo iniquo ed empio,
fa di se stessa a se medesma esempio.

     Quando che alli occhi miei
prima costei s’offerse,
come stella ch’appare a mezzo ’l giorno;
30stupido allor mi fei,
perché la vista scerse
cosa qua giú da fare il cielo adorno.
Benedetto il soggiorno
ch’io faccio in questa vita;
35ove, s’ebbi mai noia,
tutta è conversa in gioia,
vedendo al mondo una beltá compita;
ne la quale io comprendo
quell’ampie grazie che nel cielo attendo.

     40Poiché quell’armonia
giú nel mio cuor discese,
ch’uscìo fra ’l mezzo di coralli e perle;
dentr’all’anima mia
cosí forte s’apprese
45che le note di lei mi par vederle,
non che ’n l’orecchie averle.
O fortunato padre,
che seminò tal frutto,
e tu che l’hai produtto,
50beata al mondo sopra ogni altra madre;
e piú beata assai,
se quel ch’io scorgo in lei vedesti mai.

Ancor dirò piú avante,
pur che ’l mi sia creduto,
55ma chi nol crede possa il ver sentire;
sotto le care piante
piú volte aggio veduto
l’erba lasciva a prova indi fiorire;