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280 appendice prima

19
     Questo è ben, donne, essempio ugual e degno
di sua beltade, e del mio amor certezza;
questo va ben de le sue lode al segno,
or su per dignitá, ma per grandezza;
questo è quel caro e precioso pegno,
che da l’almo Fattor via più s’apprezza;
questo è quel che mi fa lieto e felice,
e che m’inalza quanto alzarsi lice.
20
     Questo è quel che mi fa dolce l’ardore,
e immortal il desir che si morria,
questo è quel che fa lieve ogni dolore,
e trovar pace ne la donna mia;
né a tanta fede una beltá minore,
o a tal beltá men fé si convenia,
perché l’una e l’altra è tanta e tale
che non si de’ scemar cosa mortale.
21
     Ché si portano i cieli al mio bel foco
la piú bella cagion che mai sia vista,
il mio fido servir s’inalza al loco
dove attinger non può l’umana vista;
se alli suoi merti ogni gran merto è poco,
l’alta mia fé non minor merto acquista;
e se beltá non è piú bella e cara,
cosí fede non è piú fida e rara.
22
     Amor, che si triunfa a tanta forza,
tanto vigor de la mia donna piglia,
che dolcemente lega ogn’alma a forza,
che d’amar altamente si consiglia;
Amor, ch’anzi non pur gli uomini sforza,
ed empie di dolcezza e maraviglia,
ma può tirar i dèi del Paradiso
con la vaga beltá del suo bel viso.