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264 | appendice prima |
E quanto bella tra le belle sete
sola è vostra beltá, sola è mia fiamma,
ond’io ne son contento
ch’alla bellezza egual vada il tormento.
Perché l’immenso ardor che si m’infiamma,
spero ch’un giorno vi riscaldi il petto,
tal ch’ogni noia mi será diletto
e avrem pari il nome di fenice,
voi sola bella, e io solo felice.
III
Vi veda o non vi veda, mi sento morire.
Madonna, s’io non vi veggio,
mi nasce al cor un sì crudel martire,
che mi sento morire.
Ma, s’io vi veggio, è peggio,
ch’all’amor ch’io vi porto e al mio gran foco
corrispondete poco.
Quinci nascer mi sento un tal cordoglio
ed un dolor sì forte
che è peggio che morte;
ché, s’io travaglio e stento per voi sempre,
di me tanto vi cale
che ridete ’l mio male.
Aimé, Madonna, or mai non piú dolore,
se non per amor mio, per vostro onore
IV
Il mio amore è un vero inferno.
Altro non è il mio amor che proprio inferno,
perché l’inferno è sol vedersi privo
di contemplare in ciel un sol Dio vivo,
né altro duol non v’è né foco eterno.
Adunque ’l proprio inferno è l’amor mio,