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i - canzoni 21

95ma dicol perché godo che proceda
come conviensi e come è piú opportuno,
per salir qui, ciascuno
tuo passo, e che tu sappia quanto costi
il meritarci i ricchi premi posti.
100Non godo men ch’all’inefabil pregi,
ch’avrai qua su, veggio ch’in terra ancora
arrogi un ornamento che piú onora
che l’oro e l’ostro e li gemmati fregi;
le pompe e i culti regi,
105sí riverir non ti faranno, come
di costanzia un bel nome,
e fede e castitá, tanto piú caro,
quanto esser suol piú in bella donna raro.


     Questo è piú onor che scender da l’augusta
110stirpe d’antiqui Ottoni, estimar déi;
di ciò piú illustre sei,
che d’esser de’ sublimi, incliti e santi
Filippi nata ed Ami ed Amidei,
che fra l’arme d’Italia e la robusta,
115spesso a’ vicini ingiusta,
feroce Gallia, hanno tant’anni e tanti
tenuto sotto il lor giogo costanti
con li Alobrogi i populi de l’Alpe;
e de’ lor nomi le contrade piene
120dal Nilo al Boristene,
e da l’estreme Idaspe al mar di Calpe.
Di piú gaudio ti palpe
questa tua propria e vera laude il core,
che di veder al fiore
125di lise d’oro e al santo regno assunto
chi di sangue e d’amor t’è sí congiunto.


     Questo sopra ogni lume in te risplende,
se ben quel tempo che sí ratto corse