95ma dicol perché godo che proceda
come conviensi e come è piú opportuno,
per salir qui, ciascuno
tuo passo, e che tu sappia quanto costi
il meritarci i ricchi premi posti. 100Non godo men ch’all’inefabil pregi,
ch’avrai qua su, veggio ch’in terra ancora
arrogi un ornamento che piú onora
che l’oro e l’ostro e li gemmati fregi;
le pompe e i culti regi, 105sí riverir non ti faranno, come
di costanzia un bel nome,
e fede e castitá, tanto piú caro,
quanto esser suol piú in bella donna raro.
Questo è piú onor che scender da l’augusta 110stirpe d’antiqui Ottoni, estimar déi;
di ciò piú illustre sei,
che d’esser de’ sublimi, incliti e santi
Filippi nata ed Ami ed Amidei,
che fra l’arme d’Italia e la robusta, 115spesso a’ vicini ingiusta,
feroce Gallia, hanno tant’anni e tanti
tenuto sotto il lor giogo costanti
con li Alobrogi i populi de l’Alpe;
e de’ lor nomi le contrade piene 120dal Nilo al Boristene,
e da l’estreme Idaspe al mar di Calpe.
Di piú gaudio ti palpe
questa tua propria e vera laude il core,
che di veder al fiore 125di lise d’oro e al santo regno assunto
chi di sangue e d’amor t’è sí congiunto.
Questo sopra ogni lume in te risplende,
se ben quel tempo che sí ratto corse