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liriche dubbie | 255 |
che poco credi in la fede di Piero,
che falsi le monete e tosi e sfogli.
Per questo non ti dèi metter pensiero.
Giá non sei tu il primiero;
porgi la mano, facciamo la pace,
e lasciam dir questo vulgo mordace.
Ben bene: la te piace?.....
Tira la man in lá, brutto ribaldo,
ché a dir tuo’ vicii son piú che mai caldo!
XX
Ti manderò una copia a stampa dei miei sonetti.
De’ sonetti ch’io t’ho fínor mandati
e de’ molti che presto veran fora,
Cosmico, non ne tuor la copia ancora,
ché presto te i darò tersi e limati.
Insieme tu gli arai tutti stampati;
giá intorno a’ primi l’impressor lavora,
e ch’io gli porga fin m’affretta ognora,
ché sa che fien sonetti ben pagati.
Però, se pensier hai far qualche nova
sceleritá, ch’altro in pensier non hai,
falla pria che dal scriver me rimova.
So che le tue magagne esser dirai
da me mal scritte: — Qual dotto si trova
che le scrivesse ben como le fai?... —
Pur questo util n’arai,
che avendo in man del podestá a venire,
senza straccar la lingua potrai dire:
— Se volete sentire
el viver mio, legete un’opra fatta
a stampa, che di quel ragiona e tratta. —