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250 | appendice prima |
e per farlo acquietar il carezava.
Intanto la nutrice sopravenne,
e credendo il contrario il discaciava.
Lui fugiendo incontrava
la volpe, e gli dicea quest’atto tale.
Ella rispose: — Il tuo pensier è frale;
sempre sei visso male,
unde al ben far bisogna longa prova
prima che alcun a crederti si mova. —
Cosmico, fama nova
como acquistar puo’ tu, d’anni giá carco?
Se guardi, per te Morte ha il stral su l’arco.
XII
Attenti, sacrestani; che c’è un ladro che ruba perfino Cristo.
Voi che nei sancti templi aviti cura
a calici e a cassete da dinari,
apriti gli occhi, ch’io vi faccio chiari
che un ladro c’è che insino a Cristo fura.
E però quando vien la notte oscura,
ciascun di voi cercar per tutto impari,
sotto le banche e ben dopo gli altari,
e se ’l c’è qualche rotta sepultura.
E acciò meglio la chiesa si difenda,
ad ogni sacrestan vo’ che sia mostro
questo nefario e per nome s’intenda.
La lingua a dirlo, a notarlo l’inchiostro
hanno vergogna, ognun da sé comprenda
chi è qua gran ladro, el g’è Cosmico nostro.
Anzi è pur, forche, vostro;
fu sin quand’era nel ventre materno,
dato a voi il corpo e’ l spirto all’inferno.