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liriche dubbie | 247 |
VII
Altro che corona di lauro! Avrá una mitra.
Tu credi aver di lauro una girlanda,
né sai che ’l si apparechia altra corona;
la mitra arai se ’l vulgo il ver ragiona,
premio condegno a tua vita nefanda.
Farmi veder che l’ultima vivanda
te porti il Cavalier, e ogni persona
racolta in piaza; l’amor che mi sprona
ch’io t’avisi di questo mi comanda.
Non ti fidar di quel to fra Zanetto,
tu sai pur che ’l c’è sopra l’eresia,
la qual, s’ha nido alcun, l’ha nel to petto.
Per cognoscerti ben, in compagnia
teco ne vien; l’ha doppio il scapuzetto;
domanda quel che ’l fece in Ungaria.
Gualtier te ne sapria
dir ancor lui; essendo in carcer rio,
gabbar lo vòlse questo gabba Dio.
Fugil, Cosmico mio,
e non strinar sí il cui di Alfonso Trotto,
che resti como un pollo al fuoco cotto.
VIII
Lo difende? Passa per uno scellerato? — Sta zitto? L’offende.
Quando, Cosmico, i’ son a fronte a fronte
cum alcun che di te mi dica male,
io te difendo, e difender non vale;
tue spurcizie son troppo aperte e conte,
unde le mie difese vanno a monte.
Tu non hai solo un peccato mortale,
ma tanti che di Orazio e Iuvenale
stracharebon le lingue ardite e prompte.