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244 | appendice prima |
II
Morrá impiccato perché è un ladro.
Quest’anno in San Iovanni Laterano
me stava una matina ad aspettare
la messa; e uno che me vide stare
disse: — Se messa aspetti, aspetti invano.
Questo luoco era ricco e un paduano,
un certo Nicolò di la Comare,
robò il tesor e non vòlse lassare
pur per dir messa un calice, il profano. —
Allor dissi fra me: — Quest’è il tesoro
che fa parer costui bon geberista,
mercurio congelar, far di ramo oro. —
Cosmico, ladro sei, non alchimista,
se nel tempio il caval, com’a Eliodoro,
di calci non ti fe’ sentir la pista.
La tua persona trista
fu riservata a dar de’ calci al vento,
ché piú percote il ciel quanto è piú lento.
III
Invecchia, ma i vizi non scemano. Che festa al suo arrivo fará Caronte.
Cosmico, il si avicina il giorno extremo,
Il capo hai bianco e càscanti li denti,
né piú andar pòi se non cum passi lenti;
al mortal segno piú che strai corremo.
Ma, se in te il natural calor è scemo,
non è scemato il vizio, e non te penti.
In questa ultima etá, aimé, non senti
Caron’che batte giá per l’onde il remo?
Oh che piacer ará di parlar teco
quel vecchio, che non ebbe in barca mai
spirto che avesse tanti vizi seco!