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i - canzoni 15

quando nel divin regno,
dove senza me sei, n’è la fontana.
S’amor non può, dunque pietá ti pieghi
30d’inchinar il bel sguardo alli miei prieghi.


     Io sono, io son ben dessa; or vedi come
m’ha cangiata il dolor fiero ed atroce,
ch’a fatica la voce
può di me dar riconoscenza vera.
35Lassa! che al tuo partir partí veloce
da le guance, da li occhi e da le chiome
quella a cui davi il nome
tu di beltá ed io n’andava altèra,
ché mel credea, poi ch’in tal pregio t’era.
40Ch’ella da me partisse allora e s’anco
non tornasse mai piú, non mi dá noia;
poi che tu, a cui sol gioia
di lei dar intendea, mi vieni manco.
Non voglio, non, s’anch’io non vengo dove
45tu sei, che questo o ch’altro ben mi giove.


     Come possibil è, quando soviemme
del bel sguardo soave ad ora ad ora,
che spento ha sí breve ora,
o di quel dolce e lieto riso estinto,
50che mille volte io non sia morta o mora?
Perché, pensando all’ostro ed alle gemme
ch’avara tomba tiemme,
di ch’era il viso angelico distinto,
non scoppia il duro cor dal dolor vinto?
55Come è ch’io viva, quando mi rimembra
ch’empio sepolcro e invidiosa polve,
contamina e dissolve
le delicate alabastrine membra?
Dura condizion, che morte e peggio
60patir di morte e insieme viver deggio!