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14 | i - canzoni |
IV
Filiberta di Savoia, sconsolata, invoca amaramente la morte per ricongiungersi al marito Giuliano dei Medici, che tutto il mondo, e specialmente Roma, ha lasciato in preda allo sconforto.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
del ciel fra le beate anime asceso,
scarco dal mortal peso,
dove premio si rende a chi con fede
5vivendo fu d’onesto amore acceso,
a me, che del tuo ben non giá sospiro,
ma di me ch’ancor spiro,
poi che al dolor che ne la mente siede
sopra ogn’altro crudel non si concede
10di metter fine all’angosciosa vita,
gli occhi che giá mi fûr benigni tanto,
volgi alli miei, ch’al pianto
apron sí larga e sí continua uscita;
vedi come mutati son da quelli
15che ti solean parer giá cosí belli.
La infinita inefabile bellezza,
che sempre miri in ciel, non ti distorni
che gli occhi a me non torni,
a me, che giá mirando, ti credesti
20di spender ben tutte le notti e i giorni;
e se levarli alla superna altezza
ti leva ogni vaghezza
di quanto mai qua giú piú caro avesti,
la pietá almen cortese mi ti presti
25che ’n terra unqua non fu da te lontana;
ed ora io n’ho da aver piú chiaro segno,