Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/182

176 vi - stanze

4
     Quel ch’io v’ho dato a custodir son buona;
non verrá assalto a cui non si resista;
riccheza non sará che a voi prepona,
né sí vil prezo un gentil core acquista;
non nobiltá né alteza di corona,
ch’al sciocco vulgo abagliar fa la vista,
non beltá ch’in leve animo pò assai
vedo che più di voi mi piaccia mai.
5
     Non avete a temer che in forma nuova
intagliar il mio cor mai piú si possa,
se l’imagine vostra si ritrova
scolpita in lui ch’esser non può rimossa.
Che ’l cor non ho di cera è fatto prova
che gli diè mille non ch’una percossa
Amor prima che scaglia ne levasse
quando in l’imagin vostra lo ritrasse.
6
     Avorio o giemme ed ogni cosa dura
che da lo intaglio meglio si difende,
si spezará, ma non ch’altra figura
che quella prenda che una volta prende.
Non è il mio cor diverso alla natura
del marmo o d’altro che al ferro contende.
Prima esser può che tutto amor lo speze
che lo possa scolpir d’altre belleze.