Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/181


vi - stanze 175

XI

1
     Qual son qual sempre fui tal esser voglio
fino alla morte e piú se esser si puote:
o siemi amor benigno o m’usi orgoglio
o me fortuna in basso o in alto ruote;
i’ son di vero amor immobil scoglio,
che d’ogni intorno il vento e ’l mar percuote;
né mai giá per bonaccia né per verno
loco mutai né mutarò in eterno.
2
     Si vederá scarpel di piombo o lima
formar in varie imagin diamante,
prima che ’l colpo di fortuna e prima
ch’ira d’amor rompa il mio cor costante;
si vederá voltar verso la cima
de l’alpi il fiume torbido e sonante,
che per nuovi accidenti o buoni o rei
faccino altro viaggio i desir miei.
3
     A voi, signor, tutto il dominio ho dato
di me, che forse è piú ch’altri non crede;
so ben ch’a nuovo principe giurato
di questa non fu mai la miglior fede;
so che né al mondo un piú sicuro stato
di questo, re né imperator possiede;
non vi bisogna far fossa né torre
per dubio ch’altri a voi lo possa tôrre.