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166 vi - stanze

6
     L’essere o con Vinegia o col Pastore
o con altra potenzia a voi nemica,
par lor per questo universale errore
ch’obblighi piú che l’amicizia antica.
Di farvi danno a tutti scoppia il core,
e pur lo fanno, ovunque lor lo dica
questo che far il debito vien detto,
che non si lascia inanzi altro rispetto.
7
     Ma voi ch’avete cognizion del strano
stilo, ch’al mondo o ben o mal che s’usi,
ben ch’avea il luoco il cardinal toscano,
che usar mal seppe quel de li Alidusi,
né lui però né il suo fratel Giugliano
da l’amicizia vostra aveate esclusi;
li dui rampolli del ben noto Lauro,
che fe’, mentre fu verde, il secol d’auro.
8
     Se fu il duca d’Urbino ubidiente
al zio nel guerreggiarvi, non gli tolle
che del mal vostro, come buon parente,
non abbia avuto il cor di pietá molle;
né voi manco l’amate, onde sovente
con quelle maggior laudi che s’estolle
uom di valor, vi sento l’opre belle
de’ suoi verdi anni alzar piú alle stelle.
9
     Io potrei ricordare altri infiniti
che son stati e anco sono amici vostri,
ben che per tai rispetti abbian seguiti
a’ nostri danni li aversari nostri.
Discorrendo vi vo per questi riti,
acciò che di Ruggiero io vi dimostri
ch’esser può che Rinaldo onori ed ami
e che a battaglia tutta volta il chiami.