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154 vi - stanze

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     Voglion due Carli d’Alamagna un Carlo
cacciar d’Italia e da la vita insieme;
e lo fanno col tosco, perché farlo
non pon col ferro, in ch’esso lor piú preme.
Dio manda Berringario a vendicarlo,
che tòl l’imperio al tralignato seme
di Carlo Magno, benché sia punito
il successor, non quel c’ha piú fallito.
24
     Di Carlo Magno è nel figliuol d’Arnulfo
il bel lignaggio e ’l grande imperio estinto.
Vien Patrizio di Grecia e da Landulfo
di Benevento è superato e vinto.
Cacciato è Berringario da Rodulfo;
poi quel da un altro è fuor d’Italia spinto,
qui del sangue tedesco, italo e franco
si vede rosso ov’era verde e bianco.
25
     Que’ populi pareano aspirar tutti
all’alto imperio; e mentre fan contesa,
i mori, che giá in Puglia eran ridutti,
tutta Campagna aver rubata e accesa.
Par che Alberico alfin gli abbia distrutti;
il qual si sdegni poi sí con la Chiesa
che faccia venir gli ungheri crudeli,
peggiori assai di tutti gli infedeli.
26
     E sí bene imparâr la via che spesso,
lor sempre dando il passo Berringaro,
ch’al padre Berringario era successo,
a tormentar Italia ritornâro;
Alberico pigliâr per questo eccesso
poi li romani e ’l capo gli tagliâro.
Viene il re di Borgogna e Italia strugge
e Berringario alli ungheri sen fugge.