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v - egloghe 139

II

egloga pastorale

Lamento di Mantova in morte d’un «pastor fiorentino».

     Mentre che Dafni il grege errante serba
ove Rimaggio scorre e Filli a lato,
scegliendo fior da fior, li sede in l’erba,
     Sarchio piangea il lacrimabil fato
5del fiorentin pastor, che dagli armenti,
come candido cigno, è al ciel volato.
     Dicea: — Almo Dameta, quai lamenti
per questi ombrosi faggi oditi fôrno
qual tra le selve lo spirar de’ venti,
     10quando i rapidi fiumi raffrenôrno
l’usato corso, e preser varie forme
le ninfe ch’a te amiche erano intorno!
     De la tua morte pianse ogn’orso informe,
e di ciò testimon ne sono i monti
15e i marmi ove la spoglia tua si dorme.
     Né più gustar le grege i chiari fonti,
né il citisco le capre o i salci amari,
vedendo in erba i figli lor defonti.
     Crudel le stelle, i fati empi ed avari
20Manto, abbracciando le tue care spoglie,
chiamò, né piú diede agni ai sacri altari.
     Né piú d’arangi ornò, né d’altre foglie
i templi pastoral né di verbena,
ma disfogò piangendo le sue voglie.
     25Moiano i cedri in ogni piaggia amena
che ’l chiar Benaco d’ogn’intorno cinge,
e disperga l’odor che l’aura mena.
     E tutti i gigli che ’l terren dipinge
moiano in erba, e secchi l’amaranto
30con quel che nel suo fior il nome pinge.