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v - egloghe | 131 |
melibeo
Villan sarei s’io te ’l negasse, quando
50mi preghi tanto; ma non stiam qui fermi,
gli è meglio passo passo andar parlando.
tirsi
Non so a cui possa o debbia fede avermi,
se con quei che ci son tanto congiunti
non possiam star securamente inermi.
melibeo
55Li mal consigli che v’ha Iola aggiunti
a quella cupidigia di Fereo,
i molli fianchi han stimulati e punti.
Ma che sia Iola d’ogni vizio reo
meraviglia non è, ché mai di volpe
60nascer non viddi pantera né leo.
Egli ha cui simigliar de le sue colpe
che la malignitá paterna ha inclusa
ne l’anima, ne l’ossa e ne le polpe.
tirsi
Nol partorí ad Eraclide Ardeusa,
65nascosamente compressa da lui
ne li secreti lustri di Padusa?
melibeo
Cosí fu mai d’Eraclide costui
come sono io d’un asino o d’un bue;
nacque nel suo, ma il seme era d’altrui.
70Emofil, tra’ pastori orrida lue,
piú giotto a’ latronecci ed omicidi,
ch’al pampino le mie capre o le tue,
fe’ come il cucco l’ova in gli altrui nidi,
avendo dal patron la ninfa in cura;
75miser pastor che l’agna al lupo affidi!