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iv - capitoli 119

XXIV

In lei tutta la sua vita; a lei il suo cuore e la sua libertá.

     Vo navigando un mar d’aspri martiri
in fragil barca, perigliosa e grave,
col vento impetuoso de’ desiri.
     E voi, che avete del mio cor la chiave,
5me ritenete al fin come vi piace,
qual áncora talor smarrita nave.
     Voi m’acquietate, e ritenete in pace
le torbid’onde de l’averso mare,
gonfiato da pensier dubio e fallace;
     10voi sete il porto del mio navicare,
voi calamita sète e la mia stella,
qual sola seguo e che sempre m’appare.
     Voi sola nel furor d’ogni procella
chiamo a! mio scampo e risona ’l bel nome
15non men drento del cor che ’n la favella.
     Chiámavi l’alma e non saprei dir come
siano scolpiti in me tutt’oramai
vostri occhi, vostri modi e vostre chiome.
     Da questo viène ancor ch’io me privai,
20lasso! del cor e di mia libertate,
dandomi in preda agli amorosi guai.
     Ma fui costretto da sí gran beltate,
che me stesso ad Amor me diedi ’n dono,
e diedi a voi di me le potestate.
     25Ma tutto è vostro quel che ad altrui dono,
però ch’alfin tutto vi rende Amore,
né posso esser d’altrui, se vostro i’ sono,
     tenendo voi la ròcca del mio core.