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110 iv - capitoli

XIX

L’amore è la perenne aspirazione del suo cuore; ad altri,
altri desidèri, altri appagamenti; a lui l’amore, e sará felice.

     Piaccia a cui piace, e chi lodar vuol lodi,
e chiami vita libera e sicura
trovarsi fuor de li amorosi nodi;
     ell’io per me stimo chiuso in sepoltura
5ogni spirto ch’alberghi in petto, dove
non stilli Amor la sua vivace cura.
     Doglia a chi vuol doler, ch’ove si muove
questo dolce pensier, che falsamente
è detto amar, ogn’altro indi rimuove;
     10ch’io, per me, non vorrei, se d’eccellente
nettare ho copia, che turbassi altr’ésca
il delicato gusto di mia mente.
     Prema a cui premer vuol, annoi e incresca,
che, se non dopo un’aspra e lunga pena,
15raro un disegno al bel desir riesca;
     ch’io, per me, so ch’a una allegrezza piena
ir non si può se per difficil via
ostinata speranza non vi mena.
     Pensi chi vuol ch’alla fatica ria,
20al tempo che in gran summa vi si spende
debil guadagno e leve premio sia.
     Ch’io per me dico che, se quanto offende
sdegno o repulsa, un sguardo sol ristora,
che fia pel maggior ben ch’Amor ne rende?
     25Para a cui par che perda ad ora ad ora
mille doni d’ingegno e di fortuna,
mentre il suo intento qui físso dimora;
     ch’io per me pur ch’io sia caro a quell’una,
ch’è mio onor, mia ricchezza e mio desire,
30non ho all’altrui corone invidia alcuna.