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108 iv - capitoli

XVIII

Effetti d’amore.

     Chi pensa quanto il bel disio d’amore
un spirto pelegrin tenga sublime,
non vorria non averne acceso il core;
     se pensa poi che quel tanto n’opprime
5che l’util proprio e il vero ben s’oblia,
piange invan del suo ardor le cagion prime.
     Chi gusta quanto dolce un creder sia
sol esser caro a chi sola n’è cara,
regna in un stato a cui null’altro è pria;
     10se poi non esser sol misero impara,
e cerca invan come inganar se stesso,
se vita ha poi, l’ha piú che morte amara.
     Chi non sa quanto agrada esser appresso
a’ bei sembianti, al bel parlar soave,
15che n’ha sí facilmente il giogo messo;
     se caso poi piú del voler forza ave
che ne faccia ir lontan, si riman carco
di peso piú di tutti gli altri grave.
     Chi mira il viso a cui non fu il ciel parco
20di grazia ignuna, benedice l’ora
che, per pigliarlo, Amor l’attese al varco;
     se come invan risponde al bel di fuora
il mutabil voler di dentro mira,
chi ’l prese biasma e maledice ognora.
     25Chi non resta contento o piú desira,
quando Madonna con parole e sguardi
dolce favor cortesemente spira?
     S’avien ch’altrove intenda o non ti guardi,
qual sulfure arde, qual pece, qual teda,
30qual Enchelado, sí come tu ardi?