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106 iv - capitoli

XVII

Invoca la pietá celeste per la guarigione della sua donna, pronto,
se è necessario, a morire in cambio di lei.

     O qual tu sia nel cielo, a cui concesso
ha la Pietá infinita che rilievi
quantunque vedi ingiustamente oppresso,
     li affettuosi prieghi miei ricevi,
5e non patir che questa febre audace
quanto oggi è al mondo di bellezza lievi.
     Lasso! che giá, poi che Madonna giace,
due volte ha scemo ed altro tanto il lume
ricovrato il pianeta che piú tace;
     10sí che sul vivo avorio si consume
quell’ostro, quel che di sua man vi sparse
la dea che nacque in le salate spume,
     e quei begli occhi in che mirando s’arse
le penne Amor, e si scorciò sí l’ale,
15ch’indi non potè mai dopo levarse,
     muoveno, afflitti dal continuo male,
tanta pietá, che ’l ciel metton sovente
qua giú in dispetto, in odio acre e mortale.
     Perché patir debb’ella? Ove si sente
20divina o umana legge o usanza alcuna
che dar pena consenta a una innocente?
     Innocente è Madonna, se non d’una
colpa forse, che l’avida mia voglia
sempre ha lasciata oltre il dover digiuna.
     25S’a me non duole, ad altri non ne doglia;
s’io sol ne son offeso e le perdono,
ingiusto è ch’altri a vendicar mi toglia.
     Cosí quanto di lei creditor sono
del mio leal servir di cotanti anni,
30dipenno tutto e volentier le dono.