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102 iv - capitoli

     E chi serà che con piú biasmo s’oda
notar, di quel ch’alli congiunti suoi
o di sangue o d’amor cerchi usar froda?
     Tanto piú a chi si fida. Or chi di noi
eran piú d’amor giunti? e chi fidarsi
puote mai piú ch’io mi facea di voi?
     S’al merito e al demerito aspettarsi
l’uom deve il premio ed il supplicio uguale,
né al punir né al premiar son li dèi scarsi.
     Come temo io che ve ne venga male,
se ’l pentir prima e ’l satisfar non giugne
a cassar questo error piú che mortale!
     S’a voi per mia cagione o macchiar l’ugne,
o vedessi un crin mosso, oimè, che doglia!
Solo il pensarvi me da me disgiugne.
     Voi di periglio e me di pena foglia
un pentir presto, un satisfarmi intero;
che sia il debito vostro, e quel ch’io voglia,
     ch’a saper abbia altri che voi non chero.