Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/72

fumo fuori de li, sarebbemo crepati se questa facezia avessemo tenuta occulta; ove apertamente ad ogni omo de la terra la contamo. La quale entesa, subito fu caciaio del convento, cum gran suo vituperio e vergogna, e noi se ne tornamo pieni de piacere e riso ad Arezzo, lassando in Monte San Savino piacevole memoria, per la consequita facezia, de noi e del prete. Il quale ancora vive optimo sacerdote, faceto e cantore perfecto. Non senza sentenziose parole, excelso principe, fu posto fine a le rise de la audita facezia. Essendo vituperato l’opera e la conscienzia del frate, e cum laude augumentato la virtute del soldato singularmente, un nostro gentilomo, nominato lacobo da Saliceto, d’antiqua nazione e per excellente virtú nobilissima, uomo de fiero ingegno, libero e piacevole piú che altro, e sororio del nostro conte, essendo stimulato, ancora che li piacesse piú l’ascoltare ch’el dire, dixe: — L’ascoltata novella, di poi ve piace, me invita narrarvi uno caso, de uno mio amico, che nel sulfureo appetito del frate cadea, credendo di far bene; che, audendolo, perdio, ne ridereti assai. — E cusi, ridendo, come uomo domestico incominciò a dire.