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Dio, mandatilo via! — E cosí li dette licenzia. Partito che fue per onesto invito, don Ateon incominciò a dire male de don Baptista; e madonna Bianca confírmando, per tenerlo ahlato al corso del solacio, se partitte e andò a casa de don Baptista. E, battendo a russo e facto intendere chi era, don Baptista, come a quello che giá li dispiacea questo solazo, per convenirse infermo e perché pur è persona solacevole, li fece respondere che non se li poteva parlare, perché li era messer Bernardino Morando cum alquanti armati per andare a tòre li recolti di benefici. — Sian — disse don Ateon, menando il capo; —quando madonna manda li suoi servitori a parlare al suo capellano, non ponno, per esserli facto fare li instrumenti falsi. Ma questa cosa non remará qui. — E tornossene a casa tutto afi’annato, e, giunto sopra le loge del palazo, vide Piero credenziero che cavosse de la scarsella uno certo foglio de carta scripto, e mostrandoglielo disse: — L’è facto quello che debbe. Questo è P instrumento de la renunziazione. — E don Ateon se accese de tanta ira, che, se avesse sputato adosso alcuno, l’averebbe venenato, dicendoli: — lottone, come hai abiuto ardire, inimico de questa casa, a fare contra li servitori che stano in quella? — E, voltandose a madonna, che era venuta al gridare, disse: — Caciaie via questo traditore, che starebbe bene impicato per la gula! — 11 credenziero se li volse e disse: — Pazo, pazo da catena, apòstote, inimico de Dio, tu non averai mai quisti benefici, e guardate da me! — mordendose il dito. Eandosse armare. E, gridando insieme cum vilane parole, madonna, come pudica in ogni cosa, dispiacendoli questa contumelia, quantunque pur de questa pacia non potea fare a le volte non suridisse, li fece stare scilenti, dicendo: — Ahi! don Ateon, può essere questo? Non vedeti che beffato séti?—Io non sono beffato, madonna; sciò ben quel che io dico. Sia pur: al nome de Dio, pregovi non comportati questo tradimento. — E1 protonotario, dubitando che don Ateon cognoscesse il solacio per il dire de madonna, disse in secreto a don Ateon che non avesse timore, che questa renunzia non valea, cum ciò sia che secundo li canoni bisogna che, quando uno prete renunzia uno suo benifício ad un altro, che doppo la renunzia sia vivuto quaranta giorni. Don Ateon alora, prendendo pulso de conforto e di speranza de non perdere li benefici, disse: — Questo me ha decto ancora Criaco Castaldo, capo de li provisionati, caro del signore, che questo ha cum victoría in facto abiuto; e vòle