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ed ha sempre in orrore e in displicenzia la memoria de epso carcere. E cusi el spirito, del corpo uscito, guardando e contemplando se medesimo, dispregia le spoglie de quello ed ha in orrore el fetore de la carne, né mai piú cum quella, se ella non è purgatissima, desidera essere unito. La prima unione deH’anima è col corpo mortale, impuro, caduco e pieno di fecia e de fastidio; la seconda è col corpo immortale, purgato, vivace, lucido e mondissimo. Né cum altra aviditá e desiderio veniamo noi e gli altri egrotanti e oppressi da vari morbi del corpo a bere questa saluberima aqua porretana, che se fazano le pie e felice anime al luoco del purgatorio, accioché, detersa e purgata ogni rubigine e macula, possano andare a quella beata e tranquilissima patria. De qui nasce che, poiché una volta Tanima pia è partita de questo terrestro carcere, mai piú tornare desidera; tanta è la sua cura, tanto el desiderio de andare a quella celeste beatitudine. Onde, se licito li fusse, vorebbe ’’n’ora pene piú grave e piú acerbe, accioché monda e purgata potesse piú presto fruire quello eterno e infinito bene. E cusi come alcuno omo in questo luoco beve molta piú acqua porretana, che quasi la natura portare non puote, accioché piú presto li sia restituito la desiderata valetudine, cusi una anima, ne le pene del purgatorio exulante, desidera molto piú pena a rispecto quella che sente, per potere salutare senza indusia il suo divin Factore. E, come ancora uno omo, che se vedesse sanare cum la bevanda de epsa acqua, portarcbbe molestamente che da la decta aqua revocato fusse, overo che glie fusse interdecto quella, nauti l’acquistata salute; cusi le anime, che se vedono in quelle pene purgare, indicano ogni altro tempo essere perso, excepto quello quando sono cruciate. Questa fu dunque la casone ch’el generoso Lazaro, di poi fu resuscitato, lieta faza mostrò giamai; e Samuel e molti altri resuscitati da morte se dolseno che la sua quiete glie fusse stata turbata: perché l’anime pazientemente se reposano in le pene, per le quale expectano lo eterno e beato riposo. El m’è paruto dunque, magnifico conte e voi nobilissimi gentilomini, far questo preludio cum quella piú brevitá che me