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fede, portate viziose vogliono a ne li l’abisso loci che congrui Tanime e le anime secondo nostre, mediocre li quando loro meriti, a escano certo come di luoco corpi, le de anime siano purgazione, patria; empireo, e questa cognoscano beatitudine e dove, dove, l’anime lavate tutto fruendo monde, vuole l’ordine le macule, quello Cicerone, chiare de eterno possano e le pure cose unico ed poi siano immenso terrestre fonte fruire portate de bene, la e eloquenzia, sempiterna celeste. nel vedano cielo In che vadano tutte quelle anime, le quale, essendo ne corpi, derono soccorso a le patrie e a le republiche sue, per gloria e degno riposo del stato de quelle. Platone nel suo Gorgia dice che Minos e Radamanto, iudici de l’abisso, gli omini viventi indicare solevano, come da 11 a poco aveano a morire: dove erravano el piú de le volte, perché l’anime, eh’erano da li membri velate, suflícientemente non potevano vedere; e per questo essere stato da poi statuito che loro non avesseno se non doppo morte l’anime a indicare, accioché, nude ed explicate denanti da loro, quello avesseno de bene o de male potesseno manifestamente vedere. Son vari ed infiniti i peccati de l’anime, e per questo varie e infinite generazioni de crucciati e tormenti rechedono, perché se commetteno alcuni peccati, i quali non solamente colui che pecca, ma proximi ancora ed el presente seculo e il futuro maravigliosamente offendono (come sono le eresie, le sedizione, le male consuetudine, le prodizion delle patrie, le tirannie delle republiche), li auctori de’ quali non debbeno solamente avere pena del suo scelesto delieto, ma ancora de tutti che possano nascere per casone de quello. E per questo è sapientissimamente scripto che le anime potentemente saranno tormentate. E come la ignoranzia, che appartene a l’intellecto, suole minuere le colpe, cusi la mala intenzione, che segue la voluntá, le sòie accrescere. Ma, poi che li spiriti nostri sono usciti de li corpi, subito la sua natura, che prima non aveano cognosciuta, cognoscono, perché al spirito, congiunto al corpo proprio, intraviene come a colui, el quale, essendo stato incluso in uno obscuro carcere, mai non gli è stato licito se istesso vedere ; onde poi, uscito de quello, mai non è sazio de mirarse e cognoscerse per maraviglia, S. DEGLI ARIE.NTI, Le Porretane. 26