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quelle che parturiscono al mondo tanti benigni effecti, quanti vedemo tutto el giorno. E veramente de loro è quello ch’io ne scripsi giá legiadramente in uno mio sonetto, dove io dixi; Senza favor del ciel invan se aspira a stato, a regni, a fama, a gloria, a nome, ^ s’in un fosse el valor de mille Rome e ciò ch’el mondo orbiculato gira; N ché, quando Marte rutilo s’adira e quadra a lui Saturno le soe chiome, convien ch’ogni virtude alor se dome e ch’ogni nostra maestá delira. Sono in l’octava spera alcune stelle tanto maligne e de si dura forza, che fan cadere un uom da excelso ad imo. Altre ne sono ancor benigne e belle, e love e la soa figlia, in cui s’amorza ogni lor rabia, e fan l’ultimo el primo. Potrei al presente molte cose dirve del sole, peritissimo duce e re de li altri pianeti; molte de la luna, inferiore e gravissimo de tutti loro e altrice de’ nostri corpi ; molte ancora de Mercurio, velocissima stella e datrice de l’arte e magisteri umani, se io non temesse far troppo lungo processo e generare confusione ne la vostra mente. Ma debia bastare a voi che da lor nasce e descende tutti li effecti umani e il governo de questa machina mondiale. Non voglio imperò, Gabriel mio, che, per avere audito la presente mia narrazione, pensasti ch’io non abia ferma credenza che Dio optimo e maximo, creatore de quelli fuochi eterni che noi diciamo € stelle», e de li quatro elementi di quali consta questo nostro vital corpo, non abia armato l’animo nostro immortale cum arme, cum le quale possiamo contra li sinistri colpi de fortuna dextramente combattere; ché quella sarebbe intieramente eresia. Ma voglio dire e concludere questo: che, quando l’orno, calculata la sua nativitá deligentemente e indicata, cognoscesse che qualche colpo de irate stelle dovesse offenderlo o ne la fama o ne la robba o ne la persona o in qualunque altra cosa (come tutto il giorno, non perdonando