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NOVELLA LIV

Dui cavalieri romani combattono una donna per averla per moglie; tutti dui restano invicti, e poi da la donna gli è imposto che chi de loro magiore liberalitá cum segno de amore verso lei userá, quello será el suo marito. E, mentre se disputa la grandezza de la liberalitá, la donna more, cum gran dolore de’ cavalieri; e loro poi pigliano per moglie doe figliuole del conte de Caiacia. Bellissime donne, generoso conte e voi spectabili gentilomini, furono, non è ancora molto tempo, come forsi avete inteso, dui nobilissimi cavalieri, de li principi romani discesi, l’uno chiamato Publio Ursino, l’altro Cneo Colomnese, strenui e valorosi ne l’arme, e baroni e soldati de Andreasio, re de Napoli e de Sicilia. I quali, essendo alogiati in quello de Caiacia, nostro antiquo patrimonio, al tempo di Ermes, vechio conte di Caiacia, barone degno quanto altro a quilli tempi sotto la italica corona se trovasse, se inamorarono de una bellissima, costumata e molta onesta donna de nostra prole, e forse quanto altra che alora nel regno de Napoli se trovasse, nominata Diamante, cum tanto ardore, che averiano posto el corpo e la vita a mille morte per possedere l’amore de tanta donna cum legitimo nodo. E lei ancora di loro se accese per si facto modo, che altro non desiderava se non d’avere o l’uno o l’altro per marito, essendo ambedui da lei equalmente amati, cum ciò sia ch’essi secondo le loro facultá e virtú operavano ogni gentile e degno effecto, a fine de piegare la donna al volere de’ suoi pensieri. Durato dunque questo amore alcuni anni, non era senza sollicitudine de la mente de la donna, perché invero non sapeva quale de loro dui se dovesse pigliare per marito; e, se possibile glie fusse stato, averebbe facto de ambedoi una massa de carne e cum quella poi se sarebbe copulata, cognoscendoli equali de nobilitá, de bellezze, de virtú e costumi. Ma, non potendo farlo, deliberò un giorno cavare sé e loro de tanti affanni e tormenti ; e cum S. DEGÙ Arienti, Le Porretane. ai