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non mostravase in veruna parte de virtú inferiore a la excellenzia de li soi progenitori, e dixeno: — Bello figliuolo, non vuoi ancora tu dire qualche cosa? — Il fanciullo, arosendo nel viso, cum debita reverenzia respose: — Io non voglio dire cosa alcuna, per non sapere. — Noi volemo pur tu dica — resposeno le donne, pigliandolo dolcemente per mano e aconciandoli li biondi capilli sopra el capo. E lui, piú che prima vergognandose, né sapendo che se dire, recusava. Alfín pur, inanimito da la sua magnifica e umana genitrice e da lulio Ortodoxo regiense, suo egregio preceptore, dixe: — Poiché volete ch’io dica, io dirò come el flagizioso Terreo in upupa se converse, per avere troncato la lingua a quella misera Filomena sua cognata, figliuola del re Pandrone. — Resposeno le donne: — Questa non vogliamo audire, perch’el sulmonese poeta cum flebili versi ne ha scripto a pieno. — Or volete che io dica — respuose el fanciullo — quella quando el lupo se obviò in una .sucula pregna, adimandando a lei se epsa li voleva li suoi feti in costodia dare? — — Non, non — dixe la brigata: — questa favola a li lectori del fabuloso Esopo lassiaremo. — E cusi, sopra ciò un poco stato, sogiunse el fanciullo: — Ve piacerebbe udire come Malagise, fingendo esser misero peregrino, tolse il cavallo a Carlo Magno, corrente drietro Rainaldo de Montealbano, che li portava via la sua corona; overo del valore de Astolfo de Inghilterra? — Deh! non ce dire questa ancora, per Dio, perché drieto a tal fabule par ch’el vulgo ignorante agogni. — Ma che volete dunque ch’io dica? — dixe el fanciullo, quasi confuso. — Se voi me fati incominciare, io dirò quello che imparai giá da la mia nutrice. — — Si, si — resposeno le donne e tutta la brigata, ridendo: — questo sopra ogni altra cosa audire vogliamo. — E il fanciullo, col capo reverente e col genochio a terra, come vero nato da prestantissimi parenti, cusi incominciò.