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NOVELLA XLVIII
Ei signor de Carpi se fa condure una giovene amata da lui per uno suo camariero. II quale prima del signore prende piacere cum lei, e cum sua vergogna, in premio del fallo, la prende contra sua voglia per moglie. Credo, magnifico conte singular mio compatre, spectabili gentilomini e voi excellente donne, abiate inteso per fama che misser Alberto Pio de Sabaudia fu de Carpi signore gentile e onorato e magnifico, e forai quanto altro de sua stirpe. Epso adunque, come è costume degli animi pelegrini, se inamorò de una bella giovane de la sua terra, nominata, se ben me ricorda, Terentina; il cui amore per si facto modo crebbe, che l’un cum l’altro domestici diventarono. Or, seguitando, corno bon guiriero, misser Alberto in la pratica de questo amore, accadde che, desiderando lui una sera prender cum lei piacere, commise ad uno suo camariero, nominato Gentile da Formigene, che secretamente conducesse a lui l’amata giovene. Gentile, obidendo el suo signore, subito l’andò a trovare, e dixeli che volesse venire da la Sua Signoria. Terentina, dolcndose de ciò, perché li sarebbe stato caro ch’el signore l’avesse prima advisata per poterse ornare, pur, sollicitata da Gentile, al meglio possette se ornò. E, mentre se ornava. Gentile ingegnandose de aiutarla (ché giá per altro tempo di lei era stato invaghito ed epsa forse de lui ; né giá sciocamente, perché invero era uno bello e legiadro giovene e avea del saporito), come Amor vòlse, el quale non abandona mai li soi fideli soldati, le piaghe tepidite refrescarono, e per si facto modo che, mandando fuori de li lor petti alcuni suspiretti ardenti, pareva che adimandasseno l’uno a l’altro cum gli occhi pietade al suo dolore; in maniera che, prima uscisseno de la casa, presto e senza parole retractose ambedui in uno cantuzzo de quella, preseno insieme amoroso piacere.