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Il vescovo, quantunque fusse iustissinio e de grandissima integritá ed innocenzia, pur nondimeno, ridendo, dixe: — Dono Angustino, io credo, per non cercare piú oltra, che ahi facto questa cosa piú presto per piacere che per avarizia, cum la quale te sforzi ora volerme pigliare, existimando ch’io, come avaro, debba per questo tuo dono chiudere gli occhi a la penitenzia meritaresti. Queste opere, de mescolare le cose terrene e derisorie cum le sacre e divine, non se vogliono fare, anci in summa reverenzia e devozione avere se vogliono e lassare in cielo i sancti e li spirti beati, acciò presso la divina excellenzia per noi siano de la grazia celeste intercessori; ché, altrimenti facendo, cura offensione de Dio gran peccato s’acquista. Tu hai fallito, e asconder non se potè, e penitenzia grave meritaresti. Ma altra castigazione per ora dare non te voglio, se no che tu degiuni, a reverenzia de la sancta Trinitá, tre venerdí in pane e aqua, sotto pena de excommunicazione e privazione del tuo beneficio; e, fin non averai fornito il digiuno, te comando non celebri messa, la qual in tuo luoco voglio faci dire a la tua chiesia per un altro sacerdote, accioché il tuo populo non sia senza epsa. E quisti denari me hai recati voglio dare per l’amore de Dio, e le oche a li poveri carcerati, quali me rendo certo avevi portato acciò violasse la rasone. Io non sono, per grazia del cielo, de quella natura che forsi me estimavi: vanne in pace e vivi col timore de Dio, per salute de la tua anima ed exemplo de li tuoi parochiani; e non voler piú peccare, e a questo modo vinci la tua bestiale e non piacevole natura. — Dono Angustino, basiato la mano al vescovo e recevuta la sancta benedizione, dixe de ben fare, e partisse da lui, retornando a casa non troppo consolato, perché del digiuno, a dire el vero, non era per niente amico. Il che inteso da le civil donne e da quella altra rusticana gente, li fu de tanto piacere e solazzo, che ancora de la memoria de quello ne godeno e triunfano. Passato le risa, quale furono assai maggiore che io scrivere non saprei, e il piacevole rasonare de la iucundissima brigata per l’ascultata novella del spectato cavaliero misser Bernardo,