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NOVELLA XXIV
Uno scolaro monta a cavallo di Bellocchio, credendo sia uno diavolo ch’el porti in Pranza; il quale
Benché, insignita brigata, non sequa effecto de la narrata novella del nostro missere Matteo, dovete sapere che, retrovandomi per la Sanctilá del Nostro Signore in Brugia, citá primaria de Fiandra, commissario, ed essendomi per alcune opportunitá transferito a Bologna in Picardia sul mare, per essere cum l’alto duca de Borgogna, che ivi doveva venire a visitare una devozione de la Regina del cielo per certo voto, e non essendovi venuto, l’andai a trovare a Bavilla, oppido degno. In lo quale dimorando alcuni giorni, prima che fusse expedito per le occupazione de la guerra aveva la Sua ducal Celsitudine e ha al presente cum la Maiestá del re di Pranza, me mancò uno famiglio: dove, essendo necessario de averne un altro, ne presi uno che me tu molto caro, perché era de li italici costumi in la cittá nostra optimamente instructo. Or, de quinde partendomi dal duca expedito, e retornando a Brugia e cavalcando, me accadde parlare cum questo mio famiglio, come intravene, de piú cose. E cosi, de uno in un altro parlamento entrando, a certo proposito me dixe che dimorò in la terra nostra cum uno nobile e rico scolaro de le parte di Pranza, studente in iure civili, a cui altro nome non voglio fare che misser lannes, impercioché per vergogna se parti de Bologna piú presto che averebbe facto, perché fu altamente giuntato, come intendereli, da uno nostro bolognese nominato maestro Zoanne Zoppo, pictore, vicino de voi. magnifico conte, e da Bellocchio e Guardabasso, suoi compagni. I quali un’altra volta beffarono uno nostro sartore cum tanta piacevolezza, che, per farla nota a tutta Italia ai presente e a la posterá etate, da uno affezionato servitore del glorioso duca Ercules fu in materna prosa compillata e a Sua Excellenzia,