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sostengono gli elementi, ecco che altri si ammira qual sia possibile che voi, che non sete un dio, vi mostriate talmente uno uomo, che l’ambizione, nonché la modestia, si temeria a desiderar d’esser da tanto. Non sono le qualitá di Vostra Eccellenza punto conformi agli andari soliti ; perché, se vegnamo a la bontá e a la sapienza, se a la misericordia e a la giustizia, se a la magnificenzia e a la liberalitá, se a la fede e a la religione, se a la prudenzia e a la valorositá, bisogna giudicarle piú tosto dote largitevi da Cristo che doni concessivi da la natura. Avenga che egli non vi fanno risplendere coi lampi del loro lume ordinario, ma con i raggi d’una si fatta luce, che discopre ciò che vi siede nel fronte e quel che vi dimora nel petto. Talché vedesi fuora ne lo spazio de l’uno il simulacro de l’armi che vi glorificano e la imagine de le lettre che vi onorano, e dentro al campo de l’altro la machina de l’animo che vi regge e il numero de le grazie che vi favoriscono. Si che concedanvisi i gradi, le amplitudini, le preminenze, le degnitá, i titoli, le insegne e le corone di tutto questo secolo; imperoché voi solo, oltra lo essere ornato di autoritá grave, abondate de le generositá dei costumi e dei voleri antichi. Onde io, insieme con gli altri, sono isforzato e a inchinarvi come a verace essecutore de le azzioni immortali, e a dire che saria stata perpetua felicitá d’Italia, se nascevate nel grembo di lei nel modo che nasceste in quello di Francia. Benché ciascuna sorte di nazione dee ringraziare la benignitá di quei pianeti, che vi fecer tale per crescer grado a la essenza de la spezie umana e per agiugner fausto a la Maestá del re Francesco, i cui pensieri egregi e le intenzioni cristianissime del quale sono meritamente interpretati e amministrate da la provida intelligenzia e da la sollecita prestanzia di Vostra Signoria illustrissima. Di Vinezia, il 25 d’agosto 1541.