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ha visto una che in campo da Piacenza giá mi scrisse il Guicciardino, luogotenente del papa, il tenor de la quale era il dirmi : «Buon per la casa, per la persona e per la gloria del signor Giovanni, s’egli vi avesse avuto del continuo seco». E, se nulla mancasse, io serbo carte di madonna Maria, ove mi scrive: «Se non che Iddio pose tanto vedere nel mio marito che egli vi si diede in preda, io mi disperarci», volendo inferire l’onore causatogli nel cosi aver io fatto. Adunque non mi disprezzate, peroché non ci è la peggior fama che quella di coloro che si levano da la mente la ricordanza de la fedel servitú. E. da che la pietá non è altro che un grato volere inverso ai suoi progenitori, lo essere voi ingrato a me saria una crudeltade usata contra la memoria che io faccio del gran padre vostro. E tanto piú l’atto apparirebbe ignominioso, quanto sete piú obhgato ai meriti di lui; conciosiaché, dal grado che vi dá la fortuna e la bontá in fuore, non avete maggior dependenzia di riputazione che quella ne la qual vi tiene il favore che traete da l’ombra de le sue ammirabili prodezze.

Di Vinezia, il 23 di marzo 1541.

DLXXXIV

Al SIGNORI ACADEMICI INFIAMMATI DI PADOA

Ringrazia della nomina ad accademico. Ancora ch’io fino a qui mi abbi reputato continente e avertilo (continente, dico, per non esser mai traboccato ne le miserie de l’ambizione; e avertito, per avermi sempre riparato da le insolenzie de la dignitá), mi son però talmente compiaciuto nc lo udire e con qual sua volontá e con quanto mio onore si è mosso il consenso di voi tutti a farmi risplendere con il titolo d’«Infiammato», che, nel dovervene rendere le grazie debite, posso aguagliarmi a colui, che, asceso in grado non dovuto, si smarrisce in modo ne l’alterezze de la felicitá, che scorda