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DLXXIX

AL CAPITANO ANTONIO LAZIOSO DA FORLÌ Ha visto che brava persona è il Guidiccioni? Ed è contento dell’assoluzione data a Francesco Lazioso? Ma, per amor del cielo, non si parli di compenso a lui, Aretino, che in codesta faccenda è stato intermediario. Ecco che pur avete fornito di conoscere che gentiluomo, che prelato e che amico sia il mio Guidiccione. Certo lo assolvere il padre vostro fu debito de la sua giustizia, il mandarlo fuor de la patria doppo l’assoluzione accorgimento de la sua prudenzia, e il rivocarlo ne la cittá, egli partendosene, costume de la sua discrezione : si che siamo obligati e voi tutti e io solo a tenerne perpetua memoria. Intanto non parlate di volermi remunerare circa il piacer fattovi, peroché non è di mia usanza il prestare i benefizi a usura. Ed è chiaro che cercate di trovare un figliuolo che sia nato senza padre e uno effetto che non proceda da causa alcuna, se vi credete che io accettassi doni per tal conto; avenga che l’atto mi parerebbe piú brutto che non è la infamia, la povertade, la morte e la sepoltura. E con questo me vi raccomando. Di Viuezia, [1541?].

DLXXX

AL SIGNOR IDIAGUES

Lo prega di non fargli piú attendere il sussidio concessogli da Carlo quinto. La mia sorte ha fatto molto bene a indugiarmi la mercede, che la vostra bontade in mio nome ritrasse giá da la clemenza cesarea; peroché io divenni talmente superbo e ne lo aviso che