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come la fortuna. Benché non accade che io ne informi voi, peroché sapete meglio la grandezza di lui che non sa egli medesimo. Ma assai è il mio potere, non mi negando la speranza quel che mi persuade il desiderio. Si che leggete i versi chiestimi. Intanto andrò nutrendo il giudizio, che io tengo nel disegno, con la maraviglia di cui è per pascerlo la impronta de lo intaglio mirabile che di Ganimede in si bel lapis avete fatto. Ma gran torto riceve si nobile opra da lo acuto, che non è tale ne la mia vista, che per lui si possa penetrare a la diligenzia de le sue incomprensibili sottigliezze. Or state sano, e, raccomandandomi al mio dolce, caro, cortese, amorevole, leale, valoroso e ottimo messer Alfonso Correggiaro, ditegli che, in cambio de la villania, che, col non mai avergli scritto, ho fatto a la infinitá degli oblighi che io ho seco, accetti il perdono, che gliene chieggo con tutto quel core con cui bramo di vederlo e di abbracciarlo.

Di Vinezia, il 30 di decembre 1540. Tu, ch’odiasti egualmente il corpo e ’1 mondo per veramente amar l’anima e ’l cielo, onde l’ardor di si fervente zelo ti fe’ il martir piú che il regno giocondo; o spirto, solo agli angeli secondo, c’hai il puro ed umil terreno velo sul monte, ove Mosé, tremante e anelo, udi di Dio l’alto sermon profondo; impetri dal Signor la tua mercede, che il buon d’Avalo Alfonso ormai sia visto mover per l’Asia il generoso piede, a ciò consacri, doppo il santo acquisto, la statua pia de la cesarea fede incontro al sasso u’ fu sepolto Cristo.