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di lui. Intanto avertiscasi a la rovina che se gli apparecchia, caso che s’indugi a dar di mano al suo non poter piú. Conciosiaché (’aspettazioni son maschere de la mercatura, da le cui vergogne guardilo la grazia di Cristo e la discrczion d’Alfonso. La Eccellenza del quale, tra l’altre sue venture, può notare ancor questa che gli dedica fino a l’anima di si reai persona ; onde non solo commette ogni avere al semplice de la sua parola, ma s’impegna per soccorrere i bisogni e di chi lo serve e di chi l’osserva. E di ciò rende fede il debito di cinquecentocinquanta ducati ch’io tengo con la bontá sua, la cui somma si è creduta al mio esservi servitore e non perché io sia da tanto. E però la còlerá, da me presa circa la quantitá che costi mi si è pur pagata, merita lode nonché perdono, peroché io cerco di sodisfare la sicurtá fattami dal vostro favore valido con la mia facultade propria.

Di Venezia, il 12 di dicembre 1540.

DLXII

A MESSER GIORGIO PITTORE

Esamina e loda il cartone del Vasari ritraente la caduta della manna nel

deserto. Non scrive piú a Cosimo de’ Medici, perchè questi non vuol soccorrerlo. Il desiderio, ch’io ebbi sempre circa il conoscere un buon dipintore de la mia patria., è stato, o figliuolo, adempiuto da la bontá di Dio. Onde lo ringrazio e, ringraziandolo, supplico la sua misericordia che dia vita prospera a voi, che séte l’uonto che io cercava. Intanto vado pensando al continuo crescere de la virtú vostra, il cui fare migliora nel disegno, ne la invenzione e ne la pratica con veemenzia incredibile; talché in breve si può sperar di voi molto piú che non ci promette la carta de La manna che piovve nel diserto. Ne la quale ci son tre avertenze, le quali tirano la considerazione a trasecolare